L’AI Act rappresenta la prima legge mondiale concepita per #regolamentare l’intelligenza artificiale. Inizialmente si prevedeva che sarebbe entrato in vigore entro un anno o un anno e mezzo dalla sua approvazione, ma ora sappiamo che sarà operativo ufficialmente tra due anni. Questa #normativa si distingue per la classificazione delle intelligenze artificiali in tre categorie di rischio ben definite:
La prima categoria comprende le applicazioni che presentano un rischio inaccettabile, come quelle che utilizzano il punteggio sociale, la manipolazione psicologica o la raccolta di dati biometrici, che sono vietate senza eccezioni. La seconda categoria riguarda le applicazioni ad alto rischio, che operano in ambiti delicati come la salute, i diritti umani o l’ambiente. Queste applicazioni, che costituiscono la maggior parte dell’innovazione nel campo dell’#AI, sono soggette a rigorosi obblighi. Infine, ci sono i sistemi a rischio limitato e minimo, per i quali il regolamento non prevede obblighi specifici.
Le #aziendetecnologiche europee impegnate nella progettazione, creazione, distribuzione o importazione di intelligenze artificiali dovranno adattarsi alle nuove normative stabilite dall’UE, adeguando soprattutto le loro strutture amministrative. Anche le imprese non europee che operano con il continente dovranno rispettare obblighi specifici. La lista dei divieti approvati dall’UE è piuttosto impressionante: la legge vieta l’uso di sistemi di riconoscimento e classificazione delle emozioni nei luoghi di lavoro e nelle scuole, i sistemi di credito sociale, le pratiche di polizia predittiva e i sistemi che manipolano il comportamento umano o sfruttano le vulnerabilità delle persone. L’identificazione di individui tramite dati biometrici sarà consentita alle forze dell’ordine solo in specifici casi di sicurezza pubblica, come il rischio terroristico. Questo insieme di scenari, ora regolati ufficialmente da una normativa europea, sembrava pura fantascienza solo cinque anni fa.
La formulazione dell’AI Act mette in evidenza la differenza di approccio tra USA ed Europa nell’affrontare l’intelligenza artificiale. Fin dalle prime bozze, c’è chi ha sostenuto che l’#AIAct rischia di frenare l’innovazione europea a causa della sua eccessiva rigidità. Il nostro continente è già in una posizione di svantaggio nella competizione tecnologica, anche perché negli USA le aziende hanno iniziato a realizzare le loro visioni tecnologiche molto prima di pensare a regolamentarle. Ad oggi, nonostante gli Stati Uniti ospitino le più grandi aziende tech del mondo, non esiste una vera normativa ufficiale sull’intelligenza artificiale. I critici dell’AI Act temono che, tra ritardi e restrizioni, l’Europa possa non riuscire mai a diventare competitiva.