Elon #Musk torna a colpire, e questa volta il suo bersaglio è ancora una volta #Wikipedia. Il magnate sudafricano, già impegnato su più fronti tra razzi, intelligenze artificiali, auto elettriche e tunnel sotterranei, ha annunciato di voler creare una sua enciclopedia “super partes”: #Grokipedia. Il nome, derivato da Grok, il chatbot sviluppato dalla sua azienda xAI, segna l’ennesimo tentativo di Musk di riscrivere – in senso letterale – il modo in cui circola la conoscenza online. Non è una novità che l’uomo dietro #SpaceX e Tesla nutra un’avversione storica per Wikipedia, accusata più volte di essere controllata da “attivisti di sinistra” e di promuovere un pensiero unico. Già in passato Musk aveva ironizzato offrendo un miliardo di dollari per cambiare il nome del portale in “Dickipedia”, e in più occasioni aveva invitato i suoi milioni di follower a smettere di donare alla piattaforma fondata da Jimmy Wales. Ora però sembra deciso a passare dalle parole ai fatti, con la promessa di costruire un’alternativa “neutrale, libera da bias politici e ideologici”.
Secondo Musk, il problema di Wikipedia non sarebbe solo di contenuti, ma di potere. Il sito, apparendo ai primi posti nei risultati di ricerca di Google e alimentando i database di molti modelli di intelligenza artificiale, eserciterebbe una forma di monopolio informativo. Da qui la decisione di lanciare Grokipedia: una nuova enciclopedia digitale che, nelle intenzioni, dovrebbe basarsi su un approccio “più onesto” alla verità e sfruttare l’IA di xAI per garantire equilibrio e trasparenza. In realtà, il progetto solleva più di una perplessità. Affidare a Musk – figura divisiva, con un evidente potere mediatico e politico – la creazione di una piattaforma di riferimento per la conoscenza mondiale rischia di trasformare la neutralità in una chimera. Lo stesso Grok, il chatbot da cui dovrebbe nascere il progetto, ha già mostrato una certa tendenza a riflettere le opinioni e i toni del suo creatore, più che a porsi come voce imparziale.
L’idea di Grokipedia arriva in un momento di grande tensione per il mondo dell’informazione digitale. Da un lato cresce la sfiducia verso le fonti tradizionali, accusate di parzialità o manipolazione; dall’altro, le piattaforme basate sull’intelligenza artificiale rischiano di amplificare pregiudizi o disinformazione. In questo scenario, la promessa di Musk di “riformare” il sapere collettivo suona più come una provocazione che come un piano realmente sostenibile. La conoscenza non può essere gestita come un’azienda o come un social network in cui il proprietario detta le regole, e pensare di sostituire la pluralità delle voci umane con un algoritmo “neutrale” appare quanto meno ingenuo.
Forse Grokipedia non sarà mai davvero l’alternativa a Wikipedia, ma solo l’ennesima tappa nella lunga battaglia di Musk contro chi non condivide la sua visione del mondo. Perché se è vero che l’informazione deve evolvere, è altrettanto vero che la libertà di sapere non può essere centralizzata nelle mani di un solo uomo, per quanto geniale o ricco possa essere. E la rete, con tutti i suoi difetti, continua a ricordarlo ogni giorno.



