Ecommerce sostenibile: 7 clienti su 10 lo chiedono, ma solo 1 azienda su 5 investe davvero

Nel panorama dell’ #eCommerce italiano si sta aprendo una frattura sempre più evidente tra ciò che i consumatori desiderano e ciò che le imprese sono realmente disposte a offrire. Da una parte ci sono milioni di persone sempre più attente all’impatto #ambientale delle proprie scelte d’acquisto; dall’altra, un tessuto imprenditoriale che, salvo rare eccezioni, sembra ancora poco pronto – o poco convinto – a fare della sostenibilità una priorità concreta.

A dirlo non è una percezione generica, ma uno studio accurato dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, in collaborazione con DHL Express Italy. L’analisi, che ha coinvolto oltre 1.000 consumatori e 113 aziende, mostra in modo inequivocabile che oggi sette acquirenti su dieci prendono in considerazione le politiche #ambientali prima di completare un acquisto online. Eppure, solo un’impresa su cinque ha davvero avviato iniziative ESG (ambientali, sociali e di governance).

Il paradosso è evidente: i #consumatori sono pronti a fare la loro parte, a cambiare abitudini, a scegliere il ritiro in un locker anziché la consegna a casa, e in molti casi sono persino disposti a pagare un sovrapprezzo per ricevere un prodotto in modo più #ecologico. Ma l’offerta non è al passo. Solo il 12% delle aziende ha attivato soluzioni di logistica sostenibile e più del 65% non offre nemmeno prodotti certificati come sostenibili.

Il motivo? Spesso si invocano limiti economici o barriere culturali. Il 67% delle imprese non ha un Sustainability Manager, figura oggi cruciale per integrare davvero i criteri ESG nella strategia aziendale. E quasi la metà delle aziende non investe nulla – letteralmente zero – in sostenibilità. Le risorse, quando ci sono, vengono in genere indirizzate a misure più immediate come il packaging o l’efficienza energetica degli uffici, trascurando del tutto l’impatto molto più rilevante dell’intera filiera logistica.

Eppure, i segnali di un cambiamento sono già nell’aria. Il 64% delle aziende intervistate si dice disponibile a spendere di più per fornitori logistici sostenibili, e più del 30% riconosce nel carbon insetting (cioè la riduzione delle emissioni lungo tutta la propria filiera) una leva strategica per il futuro.

Dal lato dei consumatori, la consapevolezza ambientale si traduce sempre più spesso in scelte concrete. Il 70% dichiara di controllare se un’azienda adotta pratiche sostenibili prima di comprare. E non è solo una questione di principio: il packaging riciclabile, le modalità di trasporto a basse emissioni, la possibilità di ritirare l’ordine presso un punto fisico sono ormai fattori che incidono sulla decisione finale.

Non è un caso se realtà come DHL Express stanno già cercando di intercettare queste richieste. Il servizio GoGreenPlus, per esempio, consente di ridurre fino all’80% delle emissioni grazie all’uso di carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF), contribuendo in modo diretto a limitare l’impatto della logistica internazionale.

Insomma, la direzione è tracciata. I consumatori chiedono trasparenza, coerenza e responsabilità. Le imprese che sapranno rispondere a queste richieste non solo faranno la loro parte per il pianeta, ma potranno anche guadagnare in competitività, reputazione e fidelizzazione. Le altre, rischiano di restare indietro in un mercato dove la sostenibilità non è più un’opzione: è un criterio di scelta. E sempre più spesso, anche un motivo per non acquistare affatto.

Continua a leggere:

Shopping digitale, i trucchi psicologici dietro il carrello

Lo #shoppingonline è diventato parte integrante delle nostre vite quotidiane e spesso non ci rendiamo conto di quante tattiche vengano utilizzate per spingerci a #comprare di più e più in fretta. Dai messaggi che ci avvertono che un prodotto sta per esaurirsi, ai timer che ci ricordano che l’offerta speciale scadrà entro pochi minuti, fino alle #notifichepush che ci tentano con #promozioni dell’ultimo minuto, tutto è studiato per far leva sulle nostre emozioni e sui nostri impulsi. Non si tratta solo di marketing tradizionale, ma di strategie raffinate che sfruttano la psicologia del consumatore: il desiderio di non perdere un’occasione,

Leggi Tutto »

Google multata in Europa per 2,95 miliardi dopo anni di autopreferenza negli annunci online

La Commissione europea ha inflitto a #Google una multa record di 2,95 miliardi di euro, accusando il colosso di Mountain View di aver sfruttato la propria posizione dominante nel mercato della #pubblicità digitale per favorire i propri servizi a discapito dei concorrenti. Un provvedimento che non arriva all’improvviso, ma che è il risultato di un’indagine avviata già nel 2021 e sviluppatasi negli anni successivi, fino alla decisione annunciata in queste settimane. Al centro del caso ci sarebbero comportamenti di “autopreferenza”: secondo Bruxelles, Google avrebbe utilizzato il suo #server #pubblicitario dominante, DoubleClick For Publishers (DFP), per avvantaggiare il proprio sistema di

Leggi Tutto »

Nel 2025 l’e-commerce rallenta su smartphone ed elettrodomestici e cresce nel benessere e tempo libero

Il #commercioelettronico in Italia sta vivendo una fase di profonda trasformazione. I dati relativi al primo semestre 2025 mostrano un #consumatore che non guarda più soltanto alla #tecnologia, ma che orienta sempre più spesso le proprie scelte verso il benessere personale, la salute e la qualità della vita quotidiana. L’epoca in cui #smartphone ed #elettrodomestici rappresentavano la quota predominante delle ricerche sembra lasciare il passo a un paniere di acquisti più variegato e, in qualche misura, più maturo. Al centro di questa evoluzione ci sono gli integratori alimentari e le vitamine, che guidano la classifica delle categorie più ricercate con

Leggi Tutto »

Allarme fake news l’intelligenza artificiale ne ha raddoppiato la diffusione

Negli ultimi dodici mesi la diffusione di #notizie #false tramite strumenti di intelligenza artificiale è quasi raddoppiata, passando da una percentuale del 18% al 35%. A lanciare l’allarme è #NewsGuard, l’osservatorio internazionale specializzato nell’analisi della qualità dell’informazione #online, che parla di un incremento non episodico, ma “strutturale”. L’indagine mette in evidenza differenze significative tra i vari sistemi di intelligenza artificiale generativa. Tra i #chatbot più inclini a fornire risposte errate o fuorvianti su temi di attualità figurano Pi di Inflection, che ha riportato tassi di errore superiori al 56%, e Perplexity con quasi il 47%. Non sono immuni nemmeno piattaforme

Leggi Tutto »

Vuoi un riferimento unico per la digitalizzazione della tua azienda?