È davvero preoccupante scoprire che, a livello internazionale, i #siti web delle #compagnie di #viaggio siano tra i più #inaccessibili per le persone con disabilità. Due importanti indagini, una condotta da #WebAim e l’altra da #AudioEye, lo confermano senza lasciare spazio a dubbi: una parte significativa dei portali dedicati ai viaggi continua a ignorare le esigenze di chi ha disabilità, rendendo estremamente difficile, se non impossibile, l’accesso ai loro servizi online. Il dato che emerge dal rapporto Million di WebAim è piuttosto sconfortante: quasi il 60% dei siti web legati al mondo dei viaggi presenta errori già nella homepage, un dato che, oltretutto, è in peggioramento rispetto all’anno precedente. Ma i problemi non si fermano qui: AudioEye, nel suo Indice di #AccessibilitàDigitale 2025, ha segnalato criticità diffuse come il basso contrasto dei colori, link poco chiari e moduli online che non possono essere compilati da chi utilizza tecnologie assistive. È davvero difficile pensare che, in un’epoca in cui la tecnologia dovrebbe avvicinare e non escludere, esistano ancora barriere così evidenti. Considerando che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una persona su sei nel mondo vive con una disabilità e che oltre 2 miliardi di persone hanno problemi visivi, è evidente che la mancanza di accessibilità digitale colpisce un numero enorme di potenziali utenti. Eppure, l’attenzione verso queste tematiche rimane ancora scarsa in molti settori. Jared Smith, direttore esecutivo di WebAim, ha ricordato come ignorare l’accessibilità non sia solo una scelta eticamente sbagliata, ma anche un errore strategico: nel Regno Unito, il potere d’acquisto delle persone con disabilità, il cosiddetto “Purple Pound”, è destinato a superare i 50 miliardi di sterline nel 2025. In altre parole, investire nell’accessibilità web non solo è un dovere morale e un obbligo legale, ma rappresenta anche un’enorme opportunità economica per le aziende. Le persone con disabilità, davanti a un sito inaccessibile, semplicemente sceglieranno di affidarsi a chi invece ha saputo creare un ambiente inclusivo, accogliente e facile da navigare. E con la concorrenza che nel settore viaggi è agguerrita come non mai, perdere clienti per colpa di una homepage mal progettata è davvero un autogol imperdonabile.
Per migliorare concretamente la situazione, le compagnie di viaggio devono iniziare col considerare l’accessibilità digitale non come un optional o un intervento da rimandare, ma come una priorità progettuale sin dalle fasi iniziali della creazione o del restyling del sito web. Questo significa, ad esempio, adottare interfacce compatibili con i lettori di schermo per utenti non vedenti o ipovedenti, garantire una navigazione semplice tramite tastiera per chi non può usare un mouse, e assicurare che i contenuti visivi siano accompagnati da descrizioni testuali alternative. Anche il contrasto cromatico deve essere studiato con attenzione: colori troppo tenui o combinazioni poco leggibili penalizzano enormemente chi ha difficoltà visive. I moduli online, spesso indispensabili per prenotare un volo o un hotel, devono essere progettati in modo da essere facilmente compilabili da chi utilizza tecnologie assistive, evitando strutture complesse o comandi nascosti.
Un altro passo fondamentale è coinvolgere persone con disabilità reali nei test di usabilità: nessuna simulazione, per quanto accurata, potrà mai sostituire il feedback diretto di chi vive quotidianamente con delle barriere fisiche o sensoriali. Inoltre, le aziende dovrebbero formare il proprio personale IT e marketing sull’importanza dell’accessibilità digitale, rendendola parte integrante della cultura aziendale. Anche la trasparenza gioca un ruolo chiave: indicare chiaramente sul sito quali strumenti di accessibilità sono presenti e come utilizzarli, può fare la differenza per un utente in difficoltà.
Infine, c’è un aspetto culturale da non sottovalutare: rendere un sito accessibile è un segnale chiaro di rispetto verso tutti i clienti, una dichiarazione concreta che ogni persona ha diritto di viaggiare, informarsi e scegliere in autonomia. E nel mondo del turismo, che dovrebbe per definizione aprire orizzonti, ogni barriera in più non è solo un limite tecnico, ma una contraddizione etica. Le tecnologie esistono, le normative ci sono, la consapevolezza cresce: ora spetta alle compagnie decidere se vogliono rimanere indietro o aprirsi davvero a tutti.