La #cybersecurity nelle #aziende è diventata una delle sfide più urgenti, eppure molte realtà affrontano questa problematica con piani che, troppo spesso, sono solo generici e dettati dalla necessità di conformarsi a normative, senza tener conto delle specifiche esigenze e della complessità del contesto aziendale. Se l’obiettivo è raggiungere una vera #resilienzainformatica, però, è necessario adottare #strategie personalizzate, integrate e mirate, che vadano oltre la semplice conformità. In un mondo sempre più connesso e digitalizzato, dove le #tecnologie emergenti e le minacce sono in continua evoluzione, è cruciale che la #leadership aziendale consideri la cybersecurity come una priorità strategica, non solo per proteggere gli asset aziendali, ma anche per garantire la crescita sostenibile del business a lungo termine.
Studi come l’IT Readiness Report di Kyndryl confermano che la cybersecurity è una delle principali preoccupazioni per le aziende, ma anche uno degli ambiti in cui si percepisce la maggiore insicurezza. Questo accade perché le organizzazioni devono affrontare rischi sempre nuovi e non sempre sono pronte ad affrontarli con la dovuta resilienza. La chiave per mitigare tali rischi non sta solo nell’implementare nuove tecnologie di protezione, ma in un approccio che coinvolga tutta l’organizzazione. In particolare, la collaborazione tra i team di risposta agli incidenti e quelli di recupero è essenziale per garantire un’efficace gestione delle crisi. Solo con un coordinamento efficace è possibile ridurre al minimo le interruzioni e accelerare il recupero, mantenendo alta la fiducia degli stakeholder durante l’intero processo.
Il processo di risposta agli incidenti e il recupero non sono attività separate, ma devono essere gestiti in modo integrato. Durante un incidente informatico, i team devono prima investigare su come l’attacco è avvenuto e cosa è stato compromesso, per poi concentrarsi sul ripristino delle operazioni aziendali il più rapidamente possibile. Tuttavia, se questi due flussi di lavoro operano in silos, la separazione può causare problemi funzionali, rallentando il recupero complessivo. Per questo motivo, una gestione centralizzata della risposta agli incidenti e del recupero è fondamentale. Ciò implica la coordinazione con una vasta gamma di stakeholder aziendali, ognuno con priorità e tempistiche diverse, il che rende il processo complesso, ma essenziale per garantire una protezione adeguata.
Un altro elemento cruciale per ottenere una vera resilienza informatica è l’introduzione di figure professionali come il data breach coach. Questo ruolo si sta facendo sempre più centrale nelle aziende, in quanto aiuta a coordinare le attività di risposta e recupero, garantendo anche che tutte le normative sulla comunicazione ai clienti vengano rispettate. Affinché il data breach coach possa svolgere efficacemente il suo compito, è fondamentale che tutti gli stakeholder siano coinvolti fin dalle fasi di pianificazione, con incontri regolari per definire le priorità e le azioni da intraprendere.
La preparazione a un incidente non si esaurisce con la stesura di un piano generico. Un piano di risposta e recupero deve essere dettagliato e personalizzato in base al contesto specifico dell’azienda, prendendo in considerazione le sue priorità strategiche, operative, finanziarie e legali. Le aziende devono evitare di basarsi su piani standardizzati che possono essere facilmente obsoleti o inadatti, e invece concentrarsi su soluzioni su misura che evolvono con il tempo, adattandosi agli incidenti passati e ai rischi emergenti. In questo senso, l’apprendimento dagli incidenti avvenuti in passato, sia all’interno dell’organizzazione che in altre realtà, è fondamentale per affinare continuamente il piano di risposta.
Testare il piano è altrettanto importante: l’esercitazione a tavolino, che coinvolge tutti gli stakeholder, è uno dei metodi più efficaci per verificare la solidità di un piano di recupero. Questa simulazione permette di valutare in anticipo come si svilupperebbe un incidente reale, mettendo in luce eventuali criticità e aree da migliorare. Inoltre, consente a tutti i membri dell’organizzazione di comprendere meglio il proprio ruolo, i dati necessari per ogni azione e quando è il momento di coinvolgere le forze dell’ordine o altri soggetti esterni.
Infine, sebbene molte aziende possano essere in grado di gestire autonomamente gli attacchi, è sempre utile avere un piano che preveda il coinvolgimento di esperti esterni, specialmente in situazioni particolarmente complesse o critiche. Le competenze avanzate di consulenti esterni possono fare la differenza in momenti in cui le risorse interne non sono sufficienti. Collaborare con esperti di terze parti è, dunque, una parte essenziale della strategia di resilienza, contribuendo a rafforzare l’intero ecosistema di sicurezza aziendale.
La resilienza informatica non è solo una questione di implementare tecnologie avanzate, ma richiede una visione strategica che comprenda un piano personalizzato, una forte collaborazione tra tutti i team aziendali, e il supporto di esperti esterni. Solo attraverso un approccio integrato e ben coordinato le aziende possono affrontare con successo le sfide della cybersecurity, riducendo i rischi e garantendo la protezione dei propri obiettivi a lungo termine.