Lo #shoppingonline è diventato parte integrante delle nostre vite quotidiane e spesso non ci rendiamo conto di quante tattiche vengano utilizzate per spingerci a #comprare di più e più in fretta. Dai messaggi che ci avvertono che un prodotto sta per esaurirsi, ai timer che ci ricordano che l’offerta speciale scadrà entro pochi minuti, fino alle #notifichepush che ci tentano con #promozioni dell’ultimo minuto, tutto è studiato per far leva sulle nostre emozioni e sui nostri impulsi. Non si tratta solo di marketing tradizionale, ma di strategie raffinate che sfruttano la psicologia del consumatore: il desiderio di non perdere un’occasione, la paura di rimanere esclusi, la ricerca di approvazione sociale e la spinta al piacere immediato data dal rilascio di dopamina quando facciamo un acquisto. I rivenditori conoscono bene anche il potere della riprova sociale, per questo spesso compaiono messaggi come “altri 5 clienti hanno acquistato questo articolo nella tua zona”, che ci spingono a sentirci parte di una tendenza e ad agire di conseguenza. Accanto a queste tecniche troviamo le classiche vendite incrociate e supplementari: quando stai acquistando uno smartphone e ti vengono suggerite cover, cuffie o estensioni di garanzia, oppure quando un sito di viaggi aggiunge automaticamente un’assicurazione nel carrello, senza che tu l’abbia scelta. E se da un lato ci sono strategie innocue e in fondo trasparenti, dall’altro esistono i cosiddetti “dark pattern”, cioè schemi di design creati apposta per confonderci o indurci a compiere azioni che non avremmo scelto consapevolmente, come caselle preselezionate per l’iscrizione a newsletter, costi nascosti mostrati solo all’ultimo passaggio o pulsanti che rendono complicato rifiutare un’opzione indesiderata. Questo tipo di pratiche non riguarda solo l’acquisto, ma anche la raccolta dei nostri dati personali, spesso ceduti senza che ce ne rendiamo pienamente conto. Il risultato è che spendiamo più di quanto vorremmo, ci ritroviamo con abbonamenti attivi che non utilizziamo e, in alcuni casi, compromettiamo persino la nostra privacy. Tuttavia, conoscere questi meccanismi è già un primo passo per difendersi: fermarsi davanti a un’offerta lampo e chiedersi se sia davvero necessaria, verificare sempre il carrello prima di pagare, prestare attenzione alle caselle di consenso e non lasciarsi ingannare da timer o notifiche fasulle può fare la differenza. Allo stesso tempo, ci sono anche modi intelligenti per ribaltare la situazione a nostro favore, come utilizzare una #VPN per accedere a offerte geolocalizzate, cercare coupon prima di completare l’ordine, abbandonare strategicamente il carrello per ricevere uno sconto o confrontare i prezzi su più piattaforme. Lo shopping online non è un nemico, ma il modo in cui è costruita l’esperienza è pensato per stimolare i nostri impulsi e spingerci a consumare di più: essere consapevoli delle tattiche usate dai rivenditori ci permette di fare acquisti più ragionati, ottenere il massimo valore e soprattutto mantenere il controllo sulle nostre scelte.

Google multata in Europa per 2,95 miliardi dopo anni di autopreferenza negli annunci online
La Commissione europea ha inflitto a #Google una multa record di 2,95 miliardi di euro, accusando il colosso di Mountain View di aver sfruttato la propria posizione dominante nel mercato della #pubblicità digitale per favorire i propri servizi a discapito dei concorrenti. Un provvedimento che non arriva all’improvviso, ma che è il risultato di un’indagine avviata già nel 2021 e sviluppatasi negli anni successivi, fino alla decisione annunciata in queste settimane. Al centro del caso ci sarebbero comportamenti di “autopreferenza”: secondo Bruxelles, Google avrebbe utilizzato il suo #server #pubblicitario dominante, DoubleClick For Publishers (DFP), per avvantaggiare il proprio sistema di